Il Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2016: incentivi alla Green Economy

Il Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2016: incentivi alla Green Economy

di Tiziana Fiorella e Gianluigi Delle Cave, Studio Legale Rödl & Partner

L’articolo 5 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2016, n. 13), recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, detta nuove norme in merito allo sviluppo, in netta crescita, della green economy e del contenimento dell’uso eccessivo delle risorse naturali, promuovendo ed incoraggiando eco iniziative inerenti la mobilità sostenibile e l’economia verde. La norma dispone, de facto, una maggiore semplificazione nelle procedure di riutilizzo delle risorse e di sostenibilità ambientale, attraverso la previsione di incentivi premianti a favore dei comportamenti virtuosi di consumatori, produttori e istituzioni.

La legge opera, in particolare, relativamente ai progetti per i quali è prevista la possibilità di destinare il 50% dei proventi delle aste del sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas ad effetto serra. Nello specifico tali progetti vengono finanziati per: ridurre le emissioni dei gas a effetto serra e favorire l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici; sviluppare le energie rinnovabili e sviluppare tecnologie che contribuiscano alla transazione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sicura e sostenibile; favorire misure atte ad evitare la deforestazione; incoraggiare il passaggio a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni; finanziare la ricerca e lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle tecnologie pulite; favorire misure intese ad aumentare l’efficienza energetica e l’isolamento delle abitazioni; coprire le spese amministrative connesse al sistema per lo scambio di quote di emissioni di gas ad effetto serra (come disposto dall’art. 19, comma 6 del d.lgs. 13 marzo 2013, n. 30).

In relazione a quanto sopra, la legge, spianando la strada ad interventi via via sempre più incisivi, istituisce un Programma sperimentale nazionale di eco mobilità (che in parte richiama quanto prodotto e programmato ad oggi in materia di Smart Transportation) “casa-scuola” e “casa-lavoro”, che rappresentano in sostanza gli spostamenti sistematici per antonomasia, spesso determinanti nella formazione dei picchi di traffico nelle aree urbane. In tale ottica viene predisposto un fondo ad hoc con l’allocazione di una quota di risorse massime pari a 35 milioni di euro per il finanziamento di progetti allo scopo predisposti. I progetti ammessi a finanziamento, in particolare, devono essere disposti da uno o più enti locali ed insistere su territori con popolazione superiore a 100.000 abitanti: limite quest’ultimo che snatura le intenzioni del legislatore, volte a favorire un impatto sull’intero territorio italiano delle norme del Collegato ambientale. Del resto le attuali evoluzioni urbane che le città costantemente recepiscono, alla luce soprattutto dei più recenti interventi circa Smart City, sprawl urbano e mobilità di bacino territoriale, rendono particolarmente difficoltoso stabilire un’area di confine ed una dimensione precisa per un progetto di mobilità.

Le progettualità devono riferirsi, comunque, ad iniziative di “bike sharing, bike-pooling, car-pooling, car sharing e piedibus”, e prevedere la realizzazione: di “percorsi in sicurezza e protezione”, per gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro, sia a piedi sia in bicicletta; di corsi di approfondimento circa l’educazione e la sicurezza stradale; di programmi di riduzione del traffico, nonché dell’inquinamento e della sosta degli autoveicoli in prossimità degli istituti scolastici o delle sedi di lavoro. L’obiettivo, dichiarato, è favorire la crescita e lo sviluppo di mobilità sostenibile alternativa ed innovativa, riducendo le emissioni di agenti inquinanti e appoggiando, di riflesso, uno stile di vita più sano e meno sedentario dei cittadini. L’efficienza che si vuole traslare sull’impatto complessivo dei trasporti urbani interessa, dunque, in particolar modo le comunità locali, ed invero la norma sottolinea come le progettualità relative a servizi di trasporto eco sostenibile assumano rilevanza essenziale ai fini del conseguimento di una mobilità dolce, avvalendosi di percorsi progettati con la massima diligenza e di modalità di esercizio efficaci delle suddette iniziative.

Inoltre, ai fini di trasparenza amministrativa e di fruibilità delle iniziative descritte, viene istituita, nel sito web del Ministero dell’ambiente, un’apposita sezione denominata “Mobilità Sostenibile”, all’interno della quale vengono minuziosamente elencate le iniziative attivate e mappati tutti i finanziamenti erogati. Misura che rafforza ulteriormente l’intenzione del legislatore di favorire la presentazione di progetti di mobilità sostenibile, contenendo l’uso dei mezzi privati motorizzati ai fini di una concreta prevenzione dell’inquinamento atmosferico.

La mobilità ciclabile, in particolare, viene sostanzialmente ridefinita: la norma, in merito, prevede che l’uso del velocipede deve, per i positivi riflessi ambientali, intendersi sempre necessitato. Il legislatore, con la disposizione menzionata, equipara dunque la bicicletta, negli spostamenti casa-lavoro, ad un mezzo di trasporto pubblico garantendo, dunque, l’indennizzo da infortuni stradali in qualsiasi circostanza, sia che il lavoratore si trovi in percorsi protetti e sicuri sia che impegni la carreggiata congiuntamente con il traffico veicolare. Disposizione che sicuramente favorirà la crescita del bacino di utenza della bicicletta all’interno dei centri urbani.

Di particolare rilevanza e curiosità, è l’introduzione, di cui al comma 6 dell’art. 5 della legge n. 221 del 2015, della figura del “Mobility manager” scolastico. La norma, nel merito, riscrive, con integrazioni più incisive, l’esperienza della figura del Responsabile della mobilità aziendale (c.d. “Mobility manager aziendale”) prevista dal D.M. del Ministero dell’Ambiente del 27/03/1998, focalizzando, a distanza di quindici anni, nuovamente l’attenzione sull’importanza di offrire infrastrutture e servizi innovativi ai cittadini, avvicinandoli a forme nuove e diverse di mobilità, e modificandone di conseguenza le abitudini. La norma attribuisce a tale soggetto diversi compiti inerenti la mobilità sostenibile scolastica ed in particolare: l’organizzazione e il coordinamento degli spostamenti casa–scuola-casa del personale scolastico e degli alunni; il coordinamento con gli altri istituti scolastici presenti nel medesimo comune; il segnalamento all’ufficio scolastico regionale di eventuali problemi legati al trasporto dei disabili; l’individuazione di soluzioni, con il supporto delle aziende che gestiscono i servizi TPL, volte al miglioramento e l’integrazione degli stessi; favorire l’uso della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale. Tuttavia è da segnalare che l’istituzione di tale figura è su base volontaria ed il legislatore non ha previsto penalità in caso di mancata osservazione della norma, collocando di fatto l’intervento sì tra le misure proattive alla mobilità sostenibile ma non eliminando le necessità di ulteriori interventi e misure incentivanti, rischiando dunque di limitarne la diffusione alle sole realtà virtuose.

Ai fini della corretta applicazione e dell’incremento della portata delle disposizioni dell’art. 5 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 si attendono i successivi interventi del legislatore circa la predisposizione di vie di finanziamento dedicate nell’ambito del Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile, da destinarsi in primo luogo alle aree urbane dotate di Mobility manager per la corretta attivazione ed il coordinamento dei progetti; nonché l’attivazione, da parte delle pubbliche amministrazioni competenti, di un’adeguata campagna di comunicazione e di diffusione delle possibilità progettuali previste dalla norma, auspicando che le amministrazioni interessate attivino celermente progetti pilota o progetti d’area dedicati, coinvolgendo le neo figure dei Mobility manager scolastici per la specifica e puntuale definizione e attuazione delle misure da adottare.


Richiedi informazioni