Gare gas. Non c’è più il futuro di una volta

Emanuele Martinelli, CEO di Energia Media, intervista Stefano Bellavista

Gare gas. Non c’è più il futuro di una volta
A 20 anni dal Decreto Letta si riapre il dibattito sulle Gare Gas, driver di investimenti necessari alla collettività. Intervista a Stefano Bellavista, Presidente di Unica Reti
 
Il 23 maggio 2020 ricorre il “ventesimo” del Decreto Letta, atto d’avvio del lungo (e irrisolto) processo di liberalizzazione per il gas naturale, nel rispetto dei principi comunitari sanciti col Trattato di Maastricht del 1992. Si tratta di un tema su cui porre l’attenzione, soprattutto in relazione al momento che stiamo vivendo.
 
Presidente Bellavista, Unica Reti, società patrimoniale delle reti idrico e gas dei 30 Comuni di Forlì-Cesena, avete ben espresso negli ultimi giorni una serie di preoccupazioni in merito alla profonda crisi in atto.
 
Le gravi condizioni in cui il paese si trova, di cui ancora non possiamo conoscere l’effettiva portata, parlano di una contrazione del nostro PIL del 9,1% (stima fonte FMI). Pensare dunque all’oggi e al contempo pianificare una serie di azioni secondo una visione di futuro, rappresentano per la Pubblica Amministrazione una sfida e una necessità urgente. Per dirla con le parole di Marc Augè (“Che fine ha fatto il futuro?”), “si tratta di ritrovare insieme al senso del tempo anche una coerenza storica che consenta di edificare una contemporaneità reale”.
 
Politica, burocrazia, imprese, divengono quindi soggetti consonanti, nella buona e nella cattiva sorte. Dove anche situazioni particolari possono concorrere alla costruzione di nuovi elementi di valore per la collettività.
 
Vorremmo provare a invitare gli attori del sistema gas a riflettere se non sia opportuno aggiornare “all’oggi energetico ed economico” la valenza del DM 226 (Decreto criteri Gare Gas), favorendo un’azione straordinaria per la “fase 2” che, nel brevissimo tempo, crei le condizioni per fare ripartire gli investimenti pubblici del settore gas naturale, derogando parzialmente al DM 226/11 (strumento legislativo attualmente vincolante ma effettivamente del tutto inutilizzabile). Dall’altra parte sarebbe illusorio pensare che anche attuando i sacrosanti correttivi normativi al DM 226, su cui da troppo tempo si sta discutendo a vuoto, si riesca a sbloccare lo stallo conclamato rispetto all’indizione delle gare gas. Infatti, il Cruscotto ARERA che attesta l’attività “Gara Gas” degli ATEM, aggiornato al 13 gennaio 2020, indica a oggi solo 19 procedure attivate, su circa 170 procedure previste, e solo pochissime fra queste 19 sembrano realmente mature per l’indizione.”
 
Di fatto le “Gare Gas” sono dunque ferme al palo. Ma interessa a qualcuno tutta questa inefficacia?
 
L’intero sistema di distribuzione del gas naturale si trova già ad affrontare i riflessi che sorgeranno in attuazione delle politiche di total phase out dai combustibili fossili al 2050, e decarbonizzazione al 50% già dal prossimo 2030. Il gas naturale dovrà svolgere un ruolo strategico per tutta la fase di transizione energetica, prima di tutto come supporto alla generazione elettrica. Ricordiamo che gli Enti Locali stanno redigendo i PAESC (piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima); le azioni che saranno programmate dai Comuni dovrebbero opportunamente integrarsi anche con le previsioni di interventi in efficientamento energetico previste dai bandi di Gara Gas.
 
C’è coordinamento fra queste attività che procedono su binari differenti?
 
Crediamo di no, non è possibile tenere disgiunta la programmazione sull’utilizzo di nuove risorse energetiche, sul loro approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione, dall’oramai datata programmazione delle Gare Gas. Gli effetti potenziali prodotti da nuovi investimenti nel settore gas, rappresenterebbero oggi (e non fra 3 anni) per i Comuni italiani e per il Paese una leva economica e finanziaria molto importante, senza gravare sulla fiscalità generale e nemmeno sugli esangui bilanci dei Comuni. Per effetto delle gare sono stati stimati investimenti nel Paese per circa 2 miliardi di euro, a fronti di interventi per la manutenzione, il potenziamento, le connessioni con nuovi combustibili, l’introduzione di innovazione sostenibile, infrastrutturale e tecnologica. Solo nel nostro ATEM di Forlì-Cesena stimiamo investimenti prodotti dalla gara gas superiori ai 50 milioni di euro in 12 anni.
 
Vorrei leggerle alcune importanti citazioni. Scrive il Prof. Carlo Cottarelli: “Siamo oggi in presenza di una grave crisi sanitaria, ma alla porta c’è un’altra crisi di cui non conosciamo ancora l’entità: la crisi economica… Per far ripartire la domanda ci vuole un pacchetto d’investimenti pubblici: un programma per ridare slancio alla spesa diretta in primis attraverso le infrastrutture, di cui estremamente abbiamo bisogno. Oltre a questo, è fondamentale snellire la burocrazia per ripartire velocemente”.
Ammonisce invece Mario Draghi: “Di fronte a circostanze impreviste, un cambio di mentalità è necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempo di guerra. Il costo dell’esitazione può essere irreversibile… La velocità del deterioramento dei bilanci privati, deve essere affrontata con altrettanta rapidità nel dispiegare i bilanci dei governi, nel sostenersi a vicenda nel perseguimento di quella che è evidentemente una causa comune”.
Inoltre, la Regione Emilia-Romagna i giorni scorsi ha sottoposto al Governo un documento indicando fra le filiere che potrebbero ripartire in anticipo quella “delle costruzioni, con particolare riferimento ai cantieri delle opere pubbliche”, preannunciando “un importante piano di investimenti, sburocratizzando le procedure”.
Si tratta di considerazioni di un certo interesse su cui andrebbe aperta una veloce ma altrettanto profonda riflessione. Per concludere, Presidente, qual è dunque la proposta concreta di Unica Reti su cui lavorare da subito?
 

Di fronte di tutto ciò, della grave emergenza economica che si prospetta avanti a noi, dell’urgenza di attivare tutti gli investimenti infrastrutturali possibili e potenziali, è necessario riflettere se l’impianto complessivo del 226/11, così obsoleto, possa oggi essere praticato, oppure se serva una deroga per attuare velocemente le procedure di affidamento e attivare gli investimenti intanto negli ATEM che hanno già sostenuto le verifiche preliminari gara gas in ARERA. Con la stratificazione normativa che si è accumulata in anni di discussioni, con il superamento di fatto di alcuni dei contenuti che nel bando determinavano l’introduzione di elementi di innovazione tecnologica (ad esempio gli Smart Meter sono praticamente già stati installati ovunque), con la consapevolezza palese che il Piano di sviluppo delle reti e degli impianti non potrà essere seriamente redatto prendendo a riferimento i 12 anni di concessione. Considerando questo e altro ancora sarebbe il caso di fissare una moratoria sulle gare gas per un paio di anni, e nel frattempo attualizzare e semplificare l’impostazione complessiva del Regolamento Gare. Intanto, e non toccherebbe a noi proporlo, in quegli ATEM in cui la presenza dell’incumbent è molto significativa e lo stato di consistenza delle reti aggiornato e già verificato da ARERA, andrebbero individuati subito strumenti straordinari in deroga al DM 226/11 per affidare le concessioni del servizio, e per attuare un piano di sviluppo e di investimento sulle reti di distribuzione del gas naturale, connessi anche a interventi sull’efficientamento energetico delle reti pubbliche e l’innovazione tecnologica delle reti di P.I. delle città in ottica Smart.
La situazione straordinaria richiede interventi pubblici straordinari, a maggior ragione nel nostro settore che notoriamente non pesa sulla fiscalità generale, genera valore, ha le potenzialità per generare nuovi posti di lavoro. Se possibile ne tengano conto Governo e Regioni che devono programmare la “fase 2”, ne tengano conto anche coloro che al MISE operano al Pacchetto rilancio dell’economia. “Il futuro non è più quello di una volta” scriveva Paul Valery, poeta e saggista francese, eppure non possiamo fare a meno di orientare il nostro sguardo, con fiducia, in quella direzione, verso il futuro, per sostenere insieme gli obiettivi di sviluppo e di innovazione che il nostro Paese richiede.”

 
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